mutevolezza estetica

di cesare re

sole in cima al monte bianco
Scatto singolo, in una sera di settembre, con i colori del tramonto e una luna intesa e lumonsa. 

La mutevolezza estetica della Cima della Rosetta, nelle Pale di San Martino 

Elucubrazione estetica: si lo so. L’ho detto tante volte, l’ho scritto nel mio libro “Fotografia di Montagna” e continuo a pensarlo con monotona determinazione: adoro la mutevolezza estetica delle Pale di San Martino. Le rocce giocano, cantano e ballano con le nubi e con la nebbia, cambiando aspetto con una velocità da muta-forma. Costantemente, si nascondono, riappaiono, si alzano, si sdraiano, si spostano, come se la pietra fosse cosa viva. Per me, in effetti, è proprio così. Questa dolomia è cosa viva. Dalla stessa posizione, studiata e collaudata, piazzo il treppiede e la fotocamera e aspetto che le cime facciano il loro. A seconda del movimento delle nubi, modifico leggermente l’inquadratura e la focale. Sotto: tutte con Nikon D850 e Nikkor 70-200 AFG f4, la mia focale preferita per i ritratti di cime. Questa è una selezione di tre, da una serie di parecchi scatti molto diversi tra loro, grazie al continuo spostamento delle nuvole. A volte anche una giornata con cielo nuvoloso può essere uno spunto fotografico molto interessante.   

La mutevolezza estetica del Sass Maor – Velo della Madonna, nelle Pale di San Martino

E si, in effetti, tutto il gruppo delle Pale di San Martino annovera caratteristiche di mutevolezza, una gioia per il fotografo paesaggista. l’insieme Sass Maor e Velo della Madonna, forse, è ancora più spettacolare, per l’eleganza della sua materia, per il concentrato di luci e ombre e per il colore in questo momento di enrosadira, il termine col quale i ladini chiamano lo spettacolo dell’alba e del tramonto sulle Dolomiti. Le Pale di San Martino, in verità, non sono certo Dolomiti Ladine, ma l’appellativo è spesso utilizzato anche per altri rilievi di queste zone. Per questi scatti non sono direttamente le nuvole a ridosso delle cime a modificare l’estetica del paesaggio, ma l’impatto visivo è modificato dalla luce che filtra da altre nuvole che si muovono sui raggi del sole, alternativamente liberandoli o occludendoli. Tutte con Nikon D300 e Nikkor 70-200 AFG f4. In questa sessione avevo due fotocamere e due treppiedi. La D300 era posta ad inquadratura fissa, sempre con il 70-200, mentre sulla Nikon D810 ho cambiato sia ottiche, sia composizione, anche spostando fisicamente il cavalletto.  

Paesaggio Interpretato: Una Montagna per Tante Foto

L’idea di scattare fotografie allo stesso paesaggio, registrandone la mutevolezza della luce, oppure il diverso aspetto dovuto alla presenza di nuvole che ne celano una parte non è certo una novità. Ho affrontato il tema per anni, nel mio progetto “UNA MONTAGNA, TANTE FOTO”, dove ho ritratto lo stesso gruppo montuoso (Roisetta – Becca d’Aran, in Valtournenche), sempre dallo stesso luogo, in stagioni diverse, con ottiche diverse, con luci diverse. Un progetto fotografico lungo, iniziato in diapositiva e continuato in digitale. Se vuoi approfondire, dai uno sgaurdino qui, su FotoPerCorsi. 

 

 

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